Lancirazzi KATYUSHA
Materiali
Katyusha BM 13 1:72, Cooperativa Storia
Una delle armi “mitiche” impiegate dai sovietici durante la II guerra mondiale fu senza dubbio il lanciarazzi Katyusha. Le origini risalgono al 1938, quando venne deciso di adattare per uso terrestre il razzo da aviazione M-132 utilizzato da aerei quali l’l-152 e l’I-16. Inizialmente si lavorò sul camion Zis-5 armato con le caratteristiche rotaie, ma il progetto presentava una serie di problemi. Nel 1940 si riuscì a completare un modello che possedeva una precisione accettabile denominato BM 13-16. Nell’ inverno 1941 solo 40 lanciatori furono completati, classificati come armi di alta segretezza. Il primo attacco effettuato ebbe luogo il 7 luglio 1941 contro il nodo ferroviario ad Orsa sul fronte di Smolensk, questa azione provocò il panico nelle sfortunate truppe tedesche che se li trovarono inaspettatamente di fronte, che si videro piombare addosso una intensa pioggia di proiettili in pochi secondi in misura mai vista prima di allora,
Le prime batterie di lanciatori BM-13 erano trasportate da autocarri Zis-6 6×4 come nel modello su rampe a rotaia per 16 razzi. In seguito i lanciatori BM-13 vennero installati prevalentemente sugli autocarri forniti dagli Stati Uniti e principalmente su Studebaker nonché su Ford, Chevrolet ed International. Uno degli aspetti vincenti di quest’arma era che poteva essere prodotta con notevole facilità perfino in fabbriche di limitata grandezza e molto più a buon mercato e velocemente rispetto ai cannoni. Il nuovo sistema offriva una minore precisione di tiro compensata dall’impiego massiccio a saturazione. Un solo lanciatore BM-13 in 10 secondi poteva sparare 4350 kg di razzi su una superficie di 200 metri quadrati e, se moltiplichiamo il numero per i 36 lanciatori che formavano un battaglione, possiamo immaginare l’effetto devastante di un attacco di Katyusha. Un fatto particolarmente curioso fu che quando venivano lanciati i razzi generavano un un tipico suono metallico e da qui furono battezzati dai tedeschi “Organi di Stalin”.
I lanciatori BM-13 non consentivano movimenti in direzione ma solo limitati movimenti in elevazione e il puntamento avveniva rivolgendo i veicoli verso l’obiettivo. Alcuni di questi erano forniti di persiane d’acciaio a protezione della cabina durante l’esecuzione dei lanci. I razzi M-13 da 132 mm erano stabilizzati ed avevano la testata del tipo HE a frattura prestabilita. Con il progredire della guerra vennero introdotte testate perforanti, illuminanti, incendiarie e da segnalazione.
Dati tecnici: lunghezza razzo 1,41m; diametro 132 mm; peso razzo 42,5 kg; propellente 7,2 kg; esplosivo 4,9 kg; gittata massima 8500m.
Il Modello
Il modello messo in commercio dalla COOPERATIVA è in realtà uno stampo della AER. Si compone di due stampate in plastica grigio chiaro senza ritiri; alcuni particolari sono spessi e riprodotti grossolanamente altri invece sono finemente stampati come il battistrada delle ruote che è anche molto realistico. La qualità della plastica non è certo delle migliori: è troppo tenera e tende a sfilarsi quando la si carteggia, bisogna solo usare un po’ di cautela quando la si lavora. Il foglio delle istruzioni è ben dettagliato e chiaro nella collocazione dei vari pezzi, l’unica carenza è la mancanza assoluta di decalcomanie cosa non grave dato la mancanza quasi totale di marchi e simboli sui veicoli russi dell’epoca.
Costruzione
Le parti combaciano bene e non necessitano quasi l’uso di stucco, si procede quindi senza particolari difficoltà ad assemblare il modello seguendo le istruzioni.
Diverse sono state comunque le migliorie apportate per una resa più realistica del modello che vanno dalla aggiunta delle maniglie alle porte, al dettaglio della cabina di guida con i pedali e le varie leve del freno a mano e del cambio. Ho assottigliato l’interno dei parafanghi con una fresa, forato i fanali e aggiunto una lente all’interno. Ho migliorato il radiatore inserendo un pezzo di tulle con trama molto fine.
Alcuni particolari ho preferito rifarli completamente come il paraurti anteriore con lamina di plastica da 0,25 mm. con la caratteristica forma ad U. Le gambe di sostegno situate nella parte posteriore del telaio, che venivano abbassate al suolo per migliorare la stabilità e per non logorare troppo le sospensioni del veicolo durante la fase di lancio dei razzi, fornite nel kit sono proprio da scartare per cui sono state oggetto di particolare attenzione e del pezzo originario ho conservato solo il piattello che poggiava a terra dopo avene ridotto lo spessore.
Dopo la colorazione del modello prima dell’invecchiamento ho aggiunto il parabrezza e i finestrini alle porte, ritagliando dell’acetato proveniente da una vecchia scatola di camicia perché nel kit non esisteva traccia di trasparenti, incollandoli con colla vinilica ed il tergicristallo ricavato da un filo metallico. Ho rifatto anche le protezioni che venivano abbassate per proteggere la cabina dalla vampata prodotta dai razzi durante la fase di lancio, con un foglio di alluminio sottile ricavato dalla lattina di una bibita.
IL LANCIARAZZI BM-13
La parte che ha subito più modifiche è la struttura di sostegno delle rotaie lanciarazzi con tutto il sistema di brandeggio ed elevazione perché quello fornito nel kit è errato ed approssimato, e le rotaie lanciarazzi.
Le rotaie meritano un discorso particolare. Inizialmente pensavo di rifare le 8 rotaie in plastica da 0,3 mm con la difficoltà però di eseguire i 29 fori di ogni rotaia perfettamente allineati, ma grazie al socio Gianfranco Caramellino che mi ha suggerito di ricorrere alla fotoincisione e alla sua consulenza senza la quale non sarei stato in grado di eseguirne i disegni. Con l’ausilio del PC usando un programma di grafica ho eseguito il disegno delle rotaie e delle alette di stabilizzazione, giusto per strafare un po’, Gianfranco ha poi fatto pervenire il disegno ad un suo conoscente che nel giro di un paio di settimane mi ha fatto avere le fotoincisioni pronte per essere montate.
Ho avuto il mio bel da fare ad assemblare le rastrelliere perché solo le alette fotoincise dei razzi ammontano a 64 pezzi nonché tutti i particolari che ho aggiunto per migliorare la struttura di sostegno con il relativo sistema di brandeggio ed elevazione. Il risultato per me è stato molto soddisfacente, lascio comunque giudicare a voi dalle foto perché è difficile avere un giudizio obiettivo dato il coinvolgimento emotivo che ha ognuno di noi durante la costruzione di un modello.
Colorazione del mezzo
Per la colorazione ho fatto ricorso ad una miscela di smalti Humbrol per ottenere la tipica tonalità verde dei veicoli russi data ad aerografo. A completa essiccazione del colore di base sono passato alla tecnica del pennello asciutto con la tonalità di base schiarita, per precisione ho eseguito vari passaggi via via con il colore più chiaro e con il pennello sempre più asciutto agendo sempre più selettivamente sui particolari più in rilievo. Con le tempere ho fatto vari lavaggi insistendo maggiormente sulle parti inferiori ed asportando il colore in eccesso con il pennello umido. Una passata molto leggera ad aerografo con del colore terra ha evidenziato il passaggio del tergicristallo sul parabrezza e insistendo maggiormente sulla parti basse del veicolo per simulare l’impolveramento e gli spruzzi.
Base
Su di una basetta fatta da me (perché ogni tanto mi diletto anche a lavorare il legno) ho ricreato il terreno stendendo uno strato di Das bianco su cui ho riprodotto la testura del terreno con un vecchio pennello duro e della sabbiolina fine, sopra questa base dopo averle dato una base di colore terra creando già della zone con varie sfumature ho incollato dell’erba per modellismo ferroviario. Sono poi passato ai lavaggi e a varie passate per lumeggiare il terre- no, sull’erba ho solo dato qualche lumeggiata in verde chiaro e qualche piccolo tocco in giallo puro sulle punte.
Il figurino (in cui si vede anche la barba!!) che dà un tocco particolare all’insieme è opera di Pier Andrea Ferro.
Bibliografia
Tutto Modellismo n°19;
Stalin’s Organs Squadron Signal Publications.