SIRENA
SPARTA
WARHUNTER
LANCIAFIAMMERE
Materiali
Modello Milit Model
Prima di cominciare a parlare del pezzo vorrei chiarire le motivazioni che mi hanno portato alla sua realizzazione, attraverso un breve excursus storico.
Il Lanciafiammiere
Questa terribile arma, che fu usata per la prima volta nella Grande Guerra dai tedeschi e in seguito fu adottata da tutte le nazioni belligeranti, vanta origini antiche di secoli. L’idea di lanciare sull’avversario proiettili incendiari o, piu’ semplicemente, materiale combustibile in fiamme, risale al V sec. a.C. All’epoca tubi e contenitori di varie fogge, riempiti di carbone o zolfo, venivano lanciati addosso ai nemici. Anche nelle battaglie navali, si adottarono molto presto terracotte riempite di petrolio e altre sostanze combustibili con un impego analogo.
La Germania fu la prima a sperimentare e sviluppare versioni piu’ tecnologiche di questo strumento d’offesa e fu lo scienziato Richard Fielder, agli inizi del ‘900, a coniare ufficialmente il termine Flammenwerfer.
Il tipo piu’ piccolo, il Kleinflammenwerfer, richiedeva un solo uomo per essere utilizzato, aveva un campo d’azione di 18 metri di distanza ed era alimentato da aria, biossido di carbonio e azoto compressi.
Il Grossflammenwerfer necessitava, invece, di piu’ di un operatore, ma raddoppiava la gittata di fuoco del modello precedente. Proprio quest’ulti- ma caratteristica, apparentemente vincente, si rivelo’ il principale tallone d’achille di un’ arma troppo dispendiosa da alimentare ed impiegare regolarmente.
Nel 1911 l’esercito tedesco creo’tre battaglioni lanciafiamme, inquadrandoli regolarmente nei propri ranghi. Il primo impiego bellico ufficiale di questa devastante arma avvenne nell’ottobre 1914, nel settore sud-orientale del Fronte Franco-Tedesco. Ma il vero primo risultato concreto la Germania lo ottenne contro la British Expeditionary Force, nella localita’ di Hooge, nelle Fiandre. Alle 3 del mattino del 30 luglio 1915, i lanciafiamme tedeschi inondarono di “fuoco liquido” le prime linee inglesi, terrorizzandone i difensori. Dopo due giorni di scontri cruenti, i “Tommies” riuscirono a contrattaccare con successo: ma i lanciafiamme avevano già mietuto il primo migliaio di vittime, tragicamente straziate dal fuoco assassino. Dal quel momento in poi l’esercito tedesco cercò spesso di realizzare attacchi di preparazione, utilizzando i lanciafiamme per terrorizzare e sgom- brare le prime linee avversarie, ai quali far seguire le classiche ondate di fanteria. Ben presto tuttavia ci si rese conto dell’estrema pericolosità e vulnerabilità di quest’arma, che poteva facilmente sfuggire al controllo, non che esplodere improvvisamente, magari grazie ad un colpo di fucile nemico ben assestato. Chi manovrava un Flammenwerfer sul campo poteva facilmente trasformarsi in una devastante bomba umana. Inoltre, se il soldato munito di lanciafiamme veniva colpito, poteva facilmente dirigere per errore le lingue di fiamme sui propri compagni, mettendone a repentaglio non solo la vita, ma la stessa formazione d’attacco. Non a caso, i soldati con lanciafiamme avevano vita particolarmente breve: una volta fatte balenare le prima fiamme, diventavano facile e ricercato bersaglio del fuoco nemico e se catturati, subito uccisi. Un’arma scomoda dunque, e molto pericolosa, dal potere psicologico comunque devastante.
Gli inglesi non furono certo da meno in analoghe sperimentazioni. Durante la preparazione dell’offensiva sulla Somme, nel 1916, vennero prodotti 4 giganteschi lanciafiamme, del peso di circa due tonnellate cadauno, da inserire nelle fortificazioni statiche di prima linea, distanti non piu’ di 80-100 metri dal nemico. Prima ancora dell’attacco, l’artiglieria tedesca ne aveva già messi due fuori combattimento, mentre i rimanenti non riuscirono a procurare vantaggi offensivi tali da confermarne l’ulteriore impiego l’idea del lanciafiamme statico da trincea fu dunque abbandonata. Anche la Francia provò questa nuova arma, realizzando un modello portatile decisamente superiore a quello tedesco. Si trattava del lanciafiam- me Schilt, che venne impiegato nella “terra di nessuno” tra il 1917 e il 1918.
In seguito, la stessa Germania Guglielmina copiò le migliorie strutturali introdotte dai francesi, implementadole nel nuovo lanciafiamme Wex, dotato, tra le altre cose, di un comodo interruttore d’accensione automatica.
L’Italia adottò analoghi tipi di lanciafiamme portatili e da trincea. Durante la Prima guerra mondiale l’Arma del Genio mobilita un considerevole numero di uomini dai reparti delle varie Specialità (zappatori, minatori, telegrafisti, pontieri, lagunari, ferrovieri, fotoelettricisti, radiotelegrafisti, aerostieri, teleferisti, motoristi, lanciagas, elettricisti, idrici, pompieri, guide fluviali, manovratori, idraulici, colombaie fisse e mobili) equipaggiandoli con questa temibile arma che troverà largo impiego durante la terribile guerra di posizione.
Mentre quelli portatili furono distribuiti prevalentemente alle truppe scelte d’attacco (gli Arditi), quelli statici (modello Herzent- Thirion) vennero impiegati in cavernette blindate con esclusivi scopi difensivi. Ogni compagnia lanciafiamme era composta da 4 sezioni divise tra due apparecchi pesanti da postazione due apparecchi leggeri. La sezione metteva in linea 6 posti di combattimento dotati di due apparecchi.
Una compagnia cosi formata era in grado di sviluppare in combattimento una linea di fuoco di 48 lanciafiamme per un fronte di oltre 1 chilometro. In questi reparti combattè Paolo Caccia Dominioni Conte e Barone, 14° signore di Sillavengo (che sotto le armi userà sempre e solo il predicato nobiliare del proprio cognome).
Durante lo sfondamento ad Aiba sul Fiume Isonzo, viene ferito, ed a seguito del suo eroico comportamento, insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Durante la convalescenza chiede l’assegnazione ad una nuova e più combattiva specialità del Genio, appena creata: i lanciafiam- me, facendosi trasferire dal Genio Pontieri.
Il Tenente Sillavengo viene accontentato ed il 1° luglio del 1917 si ritrova nella 2^ compagnia lanciafiamme, al comando della 4^ sezione. Sul Carso opera, con i suoi uomini, per 10 lunghissime settimane, tra l’agosto e l’ottobre del 1917, prima nel settore di Dolina Pera, poi in quello della Quota Innominata.
Caporetto travolge anche la 2^ compagnia lanciafiamme. A ritirata conclusa, dopo un periodo di riordino, la compagnia é destinata nel settore di Foza, fronte degli Altipiani, dove partecipa ai combattimenti della battaglia delle Melette. Il 28 gennaio del 1918 Caccia Dominioni riceve la notizia della morte del fratello Cino, di lui più giovane, anch’egli volontario e S. Ten. del battaglione alpini “Stelvio”. Inviato in licenza nel febbraio, Silla- vengo raggiunge la famiglia a Tunisi, e viene poi assegnato al 9° Reggimento Genio, di stanza a Tripoli quale comandante della compagnia zap- patori minatori distaccata nel forte di Sidi Abdel Krim, ad est di Tagiura..
Caccia Dominioni esce cosi di scena dalla storia del lanciafiamme che continuerà, però, la sua evoluzione, divenendo anche arma mobile, montata sui carri armati.
Il potere distruttivo di quest’arma è tale da proiettarla, attraverso l’immaginario tecnologico, al prossimo futuro di THE THING, di J. Carpenter, e di ALIENS SCONTRO FINALE dove è imbracciata dai Colonial Marines partoriti dalla fantasia di James Cameron.
Questa lunga, e spero non troppo noiosa, introduzione ci ha portato in fine al soggetto del pezzo.
Il Flammere Tenente Sillavengo, meglio conosciuto come Paolo Caccia Dominioni, famoso per le sue imprese militari in entrambi i conflitti mondiali e per il suo lungo impegno nel dopo guerra in Africa settentrionale.
Il Modello
L’interessante ed accattivante pezzo della Milit Model permette di realizzare un pezzo inusuale che ha stimolato una ricerca storica attraverso la quale è venuto alla luce un momento poco noto della vita di questo eroico personaggio della nostra storia militare.
Non ci dilungheremo sulle caratteristiche tecniche del pezzo, gia affrontate su IL SOLDATINO numero 83. L’unico suggerimento che mi sento di dare è di porre particolare attenzione al montaggio delle braccia e in particolar modo all’attaccatura alle spalle.
Per questo pezzo ho seguito la procedura standard di un qualsiasi figurino, montaggio, mano di primer e poi pittura. Ho dato un fondo acrilico verde scuro, Vallejo, poi ho lavorato utilizzando pitture ad olio con un lavaggio finale di nero di vigna, diluito con petrolio, per opacizzare ed amalgamare il tutto. Unica grossa modifica, se cosi’ si può dire, è il rifacimento della parte terminale, conica, del lanciafiamme.
Per aumentare la veridicità e la qualità dei pezzi le mitragliatrici degli aerei e le canne dei carri vengono forate; i piu’ tecnicisti aggirerebbero il problema acquistando qualche kit aftermarket, così si sarebbe dovuto fare con il cono terminale del lanciafiamme ma, le dimensioni e le carattestica forma lo impedivano. Il problema è stato risolto ricostruendolo con il milliput.
Altra sfida è stata la ricerca e la realizzazione dello stemma dei lanciafiammieri, sulla manica sinistra del figurino
Il pezzo è stato completato montandolo su di una porzione di trincea, realizzata con gesso e vinavil, colorata con acrilici ed anche essa, amalgamata al tutto, con un lavaggio finale di petrolio e nero di vigna. Il tocco finale è stato dato passando, nei punti strategici, polvere di gessetto nelle tinte che si adeguassero.
Avendo notato, navigando nell’oceano di Internet, foto di trincee dove si vedevano sparsi qua e là oggetti ed altri segni del passaggio delle truppe, ho deciso di inserire dei segni “vitali. Sono riuscito a trovare un calendario del 1917 e dei poster di propaganda Austriaci che, adeguatamente adattati e stampati, sono andati a coprire la parete della trincea dandole un tocco di veridicità.
Questo pezzo, secondo il mio parere, potrebbe essere adatto a tutti. I neofiti non avranno cosi’ i problemi del viso e dell’estrema ricerca delle tinte e delle luci ed ombre, essendo il pezzo di un semplice grigio verde delle nostre truppe. Per i piu’ esperti, invece, si può aprire una piacevole sfida e ricercare i particolari estremi, dalle cinghie alle cuciture del cappuccio antifiamma.
Questo è tutto quello che posso dirvi dopo essermi divertito per alcuni giorni nella sua realizzazione.